Il 6 febbraio ricorre la Giornata Mondiale Contro la Mutilazione Genitale Femminile, istituita dalle Nazioni Unite come momento di riflessione su questa pratica ancora diffusissima nel mondo. Ma cosa sono le MGF? Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), per mutilazione genitale si intende qualsiasi procedura che interessi la parziale o totale rimozione dei genitali esterni femminili e o le ingiurie agli organi genitali per motivi culturali, religiosi o che non siano strettamente legati a necessità terapeutiche.

I numeri di questa violenza perpetrata a bambine anche di pochi mesi sono a dir poco allarmanti, circa 3 milioni di nuovi casi l’anno. Le motivazioni che portano le famiglie ad imporre questa barbarie sono le più svariate e solo in minima parte guidate da ragioni di carattere religioso; la fanno invece da padrone credenze più antiche e radicate, legate alla sfortuna portata dai genitali femminili, la “potenza omicida” della clitoride sul nascituro o al contrario l’aumento della fertilità, fino alla moria di vacche e raccolti. A queste aberrazioni di ispirazione mitologica si accompagnano motivazioni legate alla cultura di appartenenza: sottomissione della donna, mantenimento della castità fino al matrimonio o nelle forme accrescitive per un presunto aumento del piacere della coppia. Enumerare il tipo di mutilazioni genitali esistenti non è compito semplice, sono state le stesse “mutilatrici”, vere e proprie autorità presso le popolazioni di riferimento, ad aiutare i ricercatori. In questo caso, visto la crudezza delle descrizioni ci limiteremo a darvi i nomi di alcune tipologie: circoncisione sunna o escissione minima, escissione completa , infibulazione o circoncisione faraonica.

Su questo argomento ci sarebbe ancora molto da dire, il nostro augurio è che oggi, leggendo questo breve articolo, dedicherete parte delle vostre giornate frenetiche a riflettere sulla condizione di milioni di donne nel mondo, e magari, la prossima volta che il telegiornale riporterà immagini di persone disperate che scendono da un barcone penserete « Ora capisco meglio lo sguardo disperato di quelle donne ed il sorriso pieno di speranza delle loro figlie»

– Ludovica Cucchi – 

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